Author Topic: Jazz e Critica  (Read 225 times)

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Offline Zosimo

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Jazz e Critica
« on: May 31, 2020, 12:32:36 PM »
N.2  LE CANTONATE DI MUSICA JAZZ e di certi critici italiani nel corso degli anni:
«Se John Colrrane suonasse sempre, avesse suonato sempre, come fa nel brano che da il titolo a questo microsolco, My Favorite Things, sarebbe uno dei più grandi solisti contemporanei [..,]. II guaio è che Coltrane ha dietro le spalle molti anni di mediocre mestiere [...]. Prendete i dischi da lui incisi con Miles Davis fino al 1957, e anche quelli di poco posteriori [...]: il suo discorso e insignificante e francamente noioso, intessuto com'é dei più bolsi luoghi comuni. E ricordatevi dello schiamazzante sassofonista che si presento lo scorso anno, a Milano, col quintetto di Davis [...]. Che uomo e mai questo, che non ha detto assolutamente nulla di interessante negli anni in cui di solito un musicista di jazz dice le cose migliori e da tutto se stesso? E come si spiegano i tonfi che di tanto in tanto fa anche ora [...]? C'e solo un modo per spiegarci tutto questo: che la recente, improvvisa e stupefacente fioritura artistica di John Coltrane sia stata determinata, in grandissima parte, da uno straordinario sforzo di volontà, e che il suo stile sia quindi il risultato di una scelta arbitraria, fatta con fredda determinazione». («Musica Jazz», n. 176, luglio-agosto 1961).
Nello stesso numero, rispondendo a un lettore: «La verità e che il Nostro non e un artista nel senso pieno del termine: e un musicista ingegnoso che dopo infiniti sforzi (ci son voluti quindici anni) ha inventato uno stile originale, che pero e cosi poco naturale da scivolare spesso nell'assurdo e quindi nel brutto».
L'ATTACCO CONTINUA:
«Davis e Coltrane hanno fatto fiasco, a Milano come nelle altre città europee, anche se non sono mancati coloro che hanno applaudito con entusiasmo, convinti di aver assistito a uno spettacolo straordinario, e più precisamente di essere stati i testimoni oculari di una svolta nella storia del jazz [.,.]. Se qualche dubbio di non aver capita bene mi era rimasto dopo 1'ascolto dei suoi dischi, esso si e dissolto come neve al sole all'audizione diretta. Vi dirà quindi, senza alcun rimorso, che Coltrane e, a mio sommesso parere, una caricatura di Sonny Roliins, su cui non vale la pena (Dio mi perdoni) di spendere parole. Anziché geniale, il suo discorso solistico mi e parso bislacco e sgangherato, e anche volgare [...]. Come poi si possa, dopo aver sentito per un'ora Getz, prendere sul serio Coltrane, ha costituito per me 1'enigma della serata» («Musica Jazz», n. 163, maggio 1960).
Ecco, questa è la storia ufficiale di Coltrane in Italia. Ci sarebbe anche L'articolo di Umberto Santucci (Jazz + Microstruttura + John = Coltrane, in «Musica Jazz», n. 198, luglio-agosto 1963), ma riproporne la lettura  - scrive Enrico Cogno - non farebbe che aggravare la situazione, visto che si trattava di un dilettantistico tentativo di fusione della cultura scientifica con la cultura estetica, su una base di idealismo velato fino al limite del qualunquismo: «Dal Baumgartner al Croce, fino ai moderni teorici dell'estetica (Pareyson, Eco, ccc.), e riconosciuto all'arte un valore conoscitivo, che si realizza mediante un processo di intuizione-espressione, anziché mediante un processo logico, proprio alle scienze e alla filosofia». L'equivoco sta tutto in quel «ecc.».
Tratto dal libro di Enrico Cogno, JAZZ INCHIESTA: Italia, Il Jazz negli anni '70.
Tromba Bb:  Holton Revelation ('23)  Cinesina, Carol Brass 5000, Martin Committee ('48)
Cornetta: York Baronet ('55)
Flicorno: Couesnon Monopole Conservatorie ('60)
Bocchino: ideatore della penna Bar Rocco, Bris Bois e della tazza V6 Turbo

Offline Mar

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Re: Jazz e Critica
« Reply #1 on: May 31, 2020, 12:39:30 PM »
Il giudizio è troppo netto ma è cmq vero che Coltrane abbia sudato parecchio per diventare quello che è diventato, e che lui fosse il primo a non essere soddisfatto. Per me è ancora più grande perché è riuscito dopo tanta fatica a fare con lo strumento ciò che voleva, andando per la sua strada, senza copiare nessuno. Chapeau

Offline fcoltrane

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Re: Jazz e Critica
« Reply #2 on: May 31, 2020, 01:35:19 PM »
Premetto che ho ascoltato tutta la discografia di Trane sia quella ufficiale sia quella  pubblicata dopo la morte, dal vivo purtroppo mai . Per semplificare e riassumendo ritengo che quei critici abbiano espresso dei pensieri e delle argomentazioni analoghe ali miei pensieri e critiche e argomentazioni di fisica nucleare. L’aspetto singolare è che mi è capitato anche recentemente di musicisti che sostenevano analoghi discorsi per Trane ed anche per altri musicisti viventi . A questo proposito posso dire che questo tipo di critiche mi danno la misura del soggetto che le fa

Offline eugeniovi

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Re: Jazz e Critica
« Reply #3 on: May 31, 2020, 02:58:52 PM »
In tutte le arti i critici purtroppo non sono mai al passo con le nuove idee espressive (a parte qualche raro caso). Spesso dimenticano che dovebbero essere loro al servizio  della cosa da criticare, non il contrario. Ciao

Offline fcoltrane

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Re: Jazz e Critica
« Reply #4 on: May 31, 2020, 03:30:29 PM »
Concordo con Eugeniovi  e aggiungo che se un critico dice Trane non riesce a suonare e fraseggiare a tempo penso questo di musica non ne capisce una mazza se lo stesso concetto è espresso da un musicista penso questo musicista non capisce una mazza e come cavolo fa a suonare😂😂😂. Questo esempio è uno di quelli più ricorrenti. Se poi andiamo nel particolare i cliché presunti che suonerebbe nel periodo prestige o giù di lì posso dire tranquillamente che anche questa è una castroneria e se non ci credete basta analizzare una delle centinaia di registrazioni su internet e noterete che tra i musicisti dell’epoca Trane era certamente il meno ripetitivo , per quanto poi riguarda suono e costruzione melodica posso solo stendere un velo pietoso se chi parla e critica è un musicista, infine non è un caso che Davis avesse scelto Trane perché tra grandi ci si riconosce