Author Topic: Poche regole, ma robuste  (Read 83 times)

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Offline Zosimo

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Poche regole, ma robuste
« on: October 24, 2023, 10:39:02 AM »
Un commento sotto una lezione della tecnica di G. Benson:
È interessante come ci stupiamo e tendiamo a mentalizzare alcune scelte di un grande artista jazz quando poi si va a scoprire(e questo lo si deduce quando si ha a che fare con la didattica americana)che soprattutto per gli afroamericani e semplicemente dettato dall'orecchio...Benson non stava a pensare alla superlocria, usava la melodica minore  dove funzionava di più: né tantomeno questo falso mito della scala bebop!Quasi tutti,tranne alcune eccezioni particolari(McLaughlin,Martino, Holdsworth)si muovono "suonando sugli accordi" in enclousure, cioè con i chromatic approachs proprio come facevano Evans,Wes ma reso ancora più eloquente nell'Omnibook di Parker!Oggi,ormai esiste una metodologia che snellisce tutto il tempo speso con l'esperienza:i 12 chromatic approachs di Charlie Banacos su tutte le famiglie di accordi...nel caso di Benson(con anima spiccatamente blues e con un orecchio e musicalità straordinari)lui non fa altro che "infarcire"le pentatoniche di cromatismi e qui e in là qualche scala diatonica quando si butta sulla melodia.Molto gradevole ad un pubblico più ampio (la chitarra di fatto si struttura su una pentatonica già con le corde a vuoto). Purtroppo è una cosa nostra tutta italiana di farci pipponi immensi! Sarà perché ci trasciniamo ancora una cultura conservatoristica! L'elaborazione della musica jazz è di fatto circoscritta ai grandi compositori che avevano un senso totale della musica...ma tanti performer più o meno famosi...poche regole, ma robuste!
Tromba Bb:  Holton Revelation ('23)  Cinesina, Carol Brass 5000, Martin Committee ('48)
Cornetta: York Baronet ('55)
Flicorno: Couesnon Monopole Conservatorie ('60)
Bocchino: ideatore della penna Bar Rocco, Bris Bois e della tazza V6 Turbo