Posto che tutti i consigli di Mar li condivido, il discorso dei registri diversi, che tutti chi più chi meno abbiamo sperimentato, va a mio parere precisato.
A mio parere non si tratta di qualcosa di “fisso” o immutabile, ma è il frutto di inefficienze che tutti abbiamo quando iniziamo, ma che vanno superate. Gli scalini a mio parere sono il frutto di una certa “dose” di overblowing. L’uso della lingua ed altri accorgimenti aiutano a gestire il problema, ma quello che veramente fa sparire i gradini e permette di suonare tutte le note uniformemente e con la minima necessità di aggiustamenti è il progressivo miglioramento della qualità della vibrazione, a partire dal registro più basso.
Non mi stancherò mai di dire che il lavoro di miglioramento della qualità delle note “facili” viene troppo spesso trascurato, mentre invece costituisce le fondamenta su cui si costruisce tutto il resto. Lavorare su questa tecnica di base crea quel “margine” di agio che poi permette di suonare un do acuto con la stessa energia di un do basso e di fare salti di ottava con la stessa fluidità di un intervallo di seconda. Se la qualità della nota bassa del salto non è ottimale puoi usare tutta la lingua che vuoi, ma il gradino ci sarà comunque. L’uso della lingua è importante ed aiuta a togliere pressione dal labbro, ma il lavoro di affinamento del labbro a mio parere è più importante ed è quello che veramente fa fare il salto di qualità, e la cosa più sorprendente è che è tanto più fruttuoso quanto più si lavora efficacemente sulla tecnica di base e sulle note che tutti riteniamo più facili, ma che proprio per questo diamo più facilmente per “acquisite”, molto spesso sbagliando, quando invece c’è ancora molto margine su cui lavorare. Quel margine è quello che poi fa la differenza negli altri registri.
Il grande problema è che difficilmente ci si rende conto di questo margine senza il confronto diretto con chi questo margine l’ha già coperto: questa è a mio parere la più grande problematica che incontrano gli autodidatti.
Il consiglio che do quindi è sempre lo stesso: non abbandonate mai lo studio della tecnica di base, non date mai per scontate le note “facili”, al contrario siate particolarmente esigenti proprio con queste, cercate la perfezione, la massima cura e la massima qualità nel suono, nell’articolazione (soprattutto senza lingua!) e la massima gamma dinamica (soprattutto sul pianissimo). Più si va a cercare la difficoltà su quello che è “facile”, più il lavoro sarà fruttuoso, molto più che non accanirsi sui famosi gradini, che al contrario gradualmente, uno ad uno, spariranno.