La Tromba e i suoi derivati > Marche e Modelli

Artigiani, assemblatori, cinesate et similia

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Zosimo:
Spesso nei nostri discorsi, analizzando
La costruzione delle trombe soprattutto tra
Il perché comprare una da 3000 e non da 200
O addirittura le artigianali da 6000 e oltre vogliamo
Sapere come sono fatte cioè perché a volte paghiamo
Poco e a volte così tanto? Cosa cambia ?
Ma soprattutto spesso si dividiamo le trombe
In artigianali cioè quando c'è una o più persone
Che fanno tutto loro nella stessa azienda e in altre contesti dove non tutto
E' fatto da una singola o più persone della stessa azienda
E per finire gli assemblatori che prendono i pezzi da più aziende
E poi li unisco tipo lego. Questi ultimi sono un po' denigrati soprattutto se i pezzi che assemblano sono prodotti in Cina.
Voi cosa n pensate?

anrapa:
Le artigianali italiane da 4.500 euro assemblate con pezzi comprati eccetto per la campana sono artigianali, quelle da 6500 fatte interamente in casa ma con la campana comprata sono truffaldine. Anzi, direi proprio in odor di Cina.
Così ho imparato nel corso degli anni.
Ah, ho anche imparato che se vai da un artigiano e ti fai fare 2 trombe che poi cerchi di vendere, sei un produttore.
Se sei un produttore che fa le cose in casa a mano e con i suoi macchinari, sei un truffaldino, anche se ne hai fatte quasi 400, sei conosciuto in tutto il mondo, hai 30 rivenditori e alcuni dei migliori musicisti al mondo le suonano.

E' il mercato 3.0 post COVID.

Zosimo:
Acidella oggi.
Dai rispondi seriamente con uno sguardo a volo D'Angelo
Sulla tua produzione.
Che poi sta demonizzazione della Cina non la capisco. È un paese
Che per potenza economica piscia n'testa all' Europa senza colpo ferire
Però per noi no, so scemi. Mah.

anrapa:
Il discorso è un non discorso, è evidente senza necessità di alcuna spiegazione che ci sono tanti metodi di "produzione" a nostra disposizione.

C'è chi "teorizza" e poi si fa fare le cose da altri, che poi significa "sig. X, lei che ha attrezzi, dime, capacità e tempo, potrebbe farmi scegliere fra quello che c'è di pronto creando un franken-prodotto che poi io ci metto il mio marchio sopra e mi fingo produttore?". Questo era uno dei business di Kanstul che, oltre alla sua produzione, faceva strumenti per tantissimi altri non produttori, che si fregiavano del nome perché la gente tanto è boccalona.
Poi c'è sempre da applicare il filtro del senso del ridicolo: c'è chi si fa fare migliaia di strumenti e può, a buon diritto, farti chiamare "produttore" (con molte virgolette), e c'è chi si fa fare la sua personale tromba e forse un paio d'altre e, spinto da orde di compari posizionali della curva Gaussiana, arriva non solo a pensare di essere un produttore, ma addirittura di avere il diritto di giudicare l'altrui produzione, arrivando magari ad insinuare che quello che non arriva neanche a comprendere sia fatto fare altrove.

Curiosamente questa sindrome è l'esatta opposta a quella dell'impostore. ;)

Altra categoria sono i piccoli produttori che, avendo raggiunto una massa critica tale da non poter stare più dietro alla produzione, sono costretti a farsi fare pezzi o assemblaggi o intere produzioni fuori dal laboratorio.
Personalmente io questi produttori li stimo e li odio: li stimo perché hanno avuto il coraggio imprenditoriale di allargarsi, li odio perché è inevitabile che il loro prodotto andrà a farsi benedire.
Non posso citare marchi per decenza ma ce ne sono tantissimi, soprattutto fra i più famosi.
Il grosso vulnus, secondo me, è che non dichiarano la provenienza dei loro prodotti. Alcuni si limitano a far produrre in Cina, per esempio, solo le serie a basso costo, altri non hanno pietà e fanno fare tutto fuori sfruttando un marchio ormai consolidato. De gustibus...

Poi ci sono quelli si fanno fare i pezzi al 100% fuori e assemblano, spesso senza alcuna cognizione di causa, altre volte senza poterci mettere del proprio.
Dico "senza poterci mettere del proprio" perché quando vai a comprare campane a 30/40 dollari a pezzo già piegate e lucidate (è il caso di chi si fa fare i pezzi da Carol Brass, o altre aziende simili), i pezzi quelli sono e non puoi chiedere chissà quali variazioni dimensionali.
Lo stesso vale per i braccetti, le chiavi dell'acqua, dove questi pezzi possono essere saldati etc etc.
Questi "produttori", secondo me, sono i peggiori in assoluto perché non solo non dichiarano mai dove prendono i pezzi, ma si spacciano per veri artigiani.
La lista è lunghissima e fra questi la competenza è, quasi sempre, pari a zero. Perché senza poter far variazioni non puoi sperimentare, senza sperimentazione puoi starnazzare quanto vuoi su internet che hai studiato fisica, ma tanto anche chi l'ha studiata a fondo poi fa degli strumenti stonati... Figurati se non l'hai studiata davvero...

Fra questi "produttori" ci sono tanti, tantissimi che, grazie a ottime pratiche commerciali, si fanno pubblicizzare dai canali più importanti e, con un'abile strategia di marketing, si fanno dipingere come fini conoscitori della materia.
Questi sono estremamente facili da riconoscere perché usano invariabilmente "hardware" (braccetti, anelli, valvoline etc) uguali a quelli di tutti gli altri produttori, pur impiegando magari un blocco pistoni costoso come il MAW di Meinlschmidt.
Non dichiarano mai la provenienza delle campane, non vedi un video di come le piegano manco a pagarli oro, non si vede un qualsiasi video di come tirano un cannello o piegano una pompa d'intonazione, men che meno vedi video di produzione di un qualsiasi particolare, foss'anche una boccola di giunzione fra campana e blocco pistoni.
In genere questi produttori hanno laboratori straordinariamente puliti con il solito set di attrezzi per le riparazioni (perché in realtà riparatori sono, non certo produttori) e curiosamente hanno particolari fresati o lavorati a laser, pur non avendo i necessari macchinari.

Altra categoria, la mia, sono gli "artigiani 2.0" che con un mix di manualità e macchinari di alta tecnologia (più computer, software, cervello e altro) creano tutto quello che possono creare, concettualmente e fisicamente.
Nel mio caso, ad esempio, qualsiasi pezzo dei miei strumenti viene concepito, disegnato, fabbricato, prototipato, testato e montato in casa. Le uniche cose che acquisto sono le campane (che piego con attrezzatura da me disegnata e prodotta) e i blocchi pistoni, sui quali spesso faccio e monto i relativi tubi delle pompe.
Ed è così sino dall'inizio della mia "avventura" perché senza poter fare pezzi "bespoke" non è possibile innovare, provare, testare soluzioni che non siano l'ennesina Carolina rimarchiata.

Io penso che in futuro inizierò a produrre pistoni perché i macchinari e la competenza per farli li posseggo, ma manca il tempo.
Per le campane penso non ci sia nulla da fare, è un lavoro infame che pochi laboratori riescono a fare in modo decente (anche i più bravi non riescono ad essere costanti nella produzione, è inutile negarlo), quindi non mi butterò mai in quell'arena.
(apro una piccola parentesi: in questi ultimi 3 anni alcuni dei più noti "campanari" hanno mollato il colpo, uno ha smesso, due stanno tirando i remi in barca, e quei pochi rimasti hanno tempi d'attesa ormai biblici)

La categoria che merita la maggior stima sono quelli che fanno TUTTO in casa, l'unico caso che conosco è Ron Glynn, ex dipendente di Schilke, che pubblica ogni tanto video su come produce ogni singolo pezzo.
Competenza massima, prodotto orgogliosamente fatto "a mano" (pur sempre con macchinari, ma manuali), ma il livello della precisione che puoi ottenere con questi mezzi è oggettivamente molto inferiore a quanto puoi ottenere con macchinari a controllo numerico.
Fatto a mano è meglio perché è più poetico? Forse si, magari su una sella per cavallo, o un dipinto. Su un manufatto che richiede precisione forse no.

Ma poi bisognerebbe andare a discutere se il latte cagliato migliora il suono della tromba.

Infine ci sono le grandi fabbriche come Yamaha, Getzen, Bach etc. Alcune di queste fanno tutto "in casa", tipo Getzen, altre fanno tutto "in casa", ma hanno case sparse per il mondo.
Le case delocalizzate non è detto che siano di qualità rispetto a quelle "in casa", perché ormai la Cina ci mangia in testa. Quello che conta, al giorno d'oggi, è la competenza di fondo e la competenza al fondo della linea produttiva.
Questo per dire che se anche hai la migliore ditta cinese con i migliori operai del pianeta, con il miglior controllo qualità possibile, se tanto il progetto non cinese è scarso, al massimo avrai un prodotto scarso ma magnificamente eseguito.

Al contrario, se hai un progetto eccellente e la produzione cinese fa ridere...

Insomma, il problema non è dove fai o fai fare i prodotti, il problema sono sempre e solo i clienti che non si informano, non vogliono informarsi, non sono messi nella condizione di informarsi, non sarebbero in grado di comprendere il valore di un prodotto quand'anche informati in modo appropriato o, cosa peggiore, che vogliono credere a qualsiasi cosa un produttorucolo disperato è disposto a dire pur di tenere in vita il suo business.

Perché chioso in questo modo? Perché non conto le volte che mi capitano clienti italiani in laboratorio che rimangono meravigliati dal fatto che io produco e assemblo praticamente tutti i pezzi in casa.
Quando vai ad indagare viene fuori che altri "produttori" (spesso italiani ma non solo) gli hanno raccontato che non faccio nulla e che compro o strumenti completamente fatti in Cina o, al massimo, assemblo parti comprate in giro.

Uno di questi addirittura sostiene di farsi produrre il blocco pistoni da una ditta di rubinetteria che, stranamente, li fa solo per lui e per nessun altro...

Ecco perché sono "acidella"

Volete vedere un po' di video di come faccio le cose in laboratorio?

Zosimo:
Direi di si.
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