Salve. Rileggendo gli interventi su questo thread ora che e' fermo da un po', ho apprezzato maggiormente le varie posizioni e approfondito un po' meglio vari aspetti, pero' un dubbio m'e' rimasto... Magari puoi aiutarmi a toglierlo (se vuoi naturalmente...), caro Massari davvero non ho capito (nessuna intenzione polemica magari la pensiamo proprio specularmente..) ma proprio non ho capito quando hai tirato in ballo la politica..(te lo dice uno che lo fa spesso..) ma qui proprio mi ha sorpreso. Cosi' per completezza .. (hai detto "qui mi fermo"...) puoi spiegare meglio? Non s'e' capito proprio il riferimento. sappiamo che non e' la discussione giusta, che ci sono altri posti in cui chi vuole lo puo' fare, in fin dei conti pero' siamo in off topic, hai tirato il sassolino ora se ci fai capire ..
Massari si riferisce ad un certo modo di pensare consolidato nell'ambiente del free italiano degli anni '70, tra l'entusiasmo per il free ed il culto del Chet della seconda parte della sua carriera, contraddistinta dal declino fisico e, giocoforza, da capacità tecniche più limitate che in gioventù. Da qui la mitologia del jazz "sporco", essenziale, nel quale il virtuosismo e la tecnica sarebbero inutili orpelli, mero esibizionismo, inutili gabbie formali che imbrigliano la creatività.
Negli anni '70 il giro del free era molto legato alla politica, se facevi free eri "giusto", se no eri un reazionario e magari capitava che ai concerti ti fischiassero per partito preso... Invece se facevi free stavano a sentirti anche se facevi cagare e morivano di noia. In quel senso c'entra la politica, ed ancora echi di quella mentalità resistono, per esempio in certe persistenti ed esagerate critiche a Marsalis, visto come il fumo negli occhi per la sua ostinazione nel recuperare la storia del jazz fin dalle origini, lo swing, il ritmo e la natura del jazz come musica di popolo, oltre che come musica d'arte come era diventato col bebop. Le critiche a Bosso, che piaccia o no è uno dei più versatili e bravi jazzisti italiani, sono un po' figlie di quella mentalità, anche se ormai la politica, per fortuna, non c'entra più. Mi auguro che oggi si cerchi di apprezzare la musica senza preconcetti, ognuno con i suoi gusti, senza la pretesa di stabilire qual'è il "vero" jazz.