Author Topic: Jazz e tecnica, un rapporto difficile, ma anche no  (Read 11686 times)

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Offline Norman

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Jazz e tecnica, un rapporto difficile, ma anche no
« on: November 14, 2014, 11:30:19 AM »
Prendendo spunto dall'ennesima discussione sul rapporto tra tecnica e jazz, e sull'evoluzione della tecnica trombettistica, vorrei offrire uno spunto di riflessione.

Tony ha spesso sottolineato come la tecnica trombettistica, e soprattutto la didattica, si sia sviluppata enormemente nel corso dei decenni dal dopoguerra in poi. Questo è un dato di fatto. C'è chi, come Cesco e Locutus, sostiene che se i grandi del jazz avessero avuto una tecnica paragonabile a quella di massimo livello di oggi, probabilmente non sarebbero stati altrettanto grandi come musicisti. Per me questa è una bestialità totale. A parte il fatto che è una discussione senza senso, perché i trombettisti degli anni '40 non avevano alternative, vivevano nel loro tempo ed hanno fatto il massimo con quello che avevano, così come gli atleti di allora facevano il massimo con le tecniche di allenamento e le attrezzature di cui disponevano, ma trovo che pensare che il talento musicale dipenda dalla tecnica che uno ha sia un ragionamento semplicistico e persino sminuente per l'artista. L'artista di talento trova SEMPRE il modo di esprimere la sua creatività, e non sarebbe certo stata una tecnica diversa a limitare le grandi capacità di quei grandi musicisti. Potrei argomentare che forse avrebbero potuto fare di più, ma sarebbe una mera supposizione priva di fondamento, così come quella in senso opposto.

Dice: però oggi come quelli non ce n'è più... Beh, forse bisognerebbe prendere atto del fatto che il jazz come forma d'arte creativa ha già vissuto i suoi tempi migliori, ed ora vive una lunga vecchiaia, fatta di tanti ricordi e qualche occasionale sussulto. Il pendolo della musica è ormai andato altrove, ed i grandi talenti del nostro tempo si esprimono sempre più spesso seguendo altre strade, altri generi, altri strumenti, o persino altre forme d'arte. Alla fine aveva ragione Miles...
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Offline musicmanx

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Re:Jazz e tecnica, un rapporto difficile, ma anche no
« Reply #1 on: November 14, 2014, 11:39:17 AM »
fare un paragone con 50 60 anni fa e' totalmente inutile e alquanto dannoso a chi tenta di farlo.
Come sarebbe oggi niki Lauda con le macchine di oggi ?? se Einstein fosse nato da padre Polacco invece che arabo avrebbe scritto la relatività' ?? se Maradona avesse giocato a tennis con le racchette di oggi ??
ma a cosa serve scoprire cio' ??
Miles e' miles del resto cosa ce ne frega.
Perché suonare tutte queste note quando possiamo suonare solo le migliori?  Miles Davis

Offline gigispermaloso

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Re:Jazz e tecnica, un rapporto difficile, ma anche no
« Reply #2 on: November 14, 2014, 11:39:44 AM »
i trombettisti degli anni '40 non avevano alternative, vivevano nel loro tempo ed hanno fatto il massimo con quello che avevano, così come gli atleti di allora facevano il massimo con le tecniche di allenamento e le attrezzature di cui disponevano.

Piccola parentesi su questo argomento:
Ricordo che in Rocky IV, Rocky spaccando legna e spostando carretti ha battuto Ivan Drago che aveva una mega palestra e si dopava...  fenomen
Tromba? Si, grazie

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Online Zosimo

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Re:Jazz e tecnica, un rapporto difficile, ma anche no
« Reply #3 on: November 14, 2014, 11:47:09 AM »
Grande gigi. Di grazia quali sarebbero questi passi da gigante della
tecnica?  La lingua alta che? già lo diceva Gordon 50 anni fa.
Il jazz e fermo perché la maggior parte sono tutti imitatori
nessuno scrive nuovi capitoli. Guardiamo a bosso che per carità
e  una divinità ma alla storia del jazz che da oltre a reinterpretare i classici
insomma da quel versante a me sembra che se devo scegliere tra bosso
e Clifford scelgo questo ultimo. Non perché il passato ha il culotto
più roseo, ma perché preferisco la originale ad un ' ottima imitazione
Tromba Bb:  Holton Revelation ('23)  Cinesina, Carol Brass 5000, Martin Committee ('48)
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Offline eugeniovi

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Re:Jazz e tecnica, un rapporto difficile, ma anche no
« Reply #4 on: November 14, 2014, 11:51:01 AM »
I forum servono ad essere fraintesi, Norman non ha sbagliato una virgola e c'e' chi risponde con Rocky  ed anche chi gli da ragione. Ma cosa ha a che fare con quello che ha detto Norman che e'una riflessione intelligentisima sulla musica odierna? Ciao a tutti

Offline CONFUSION51

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Re:Jazz e tecnica, un rapporto difficile, ma anche no
« Reply #5 on: November 14, 2014, 11:54:33 AM »
Tom Harrel, Winton marsalis stanno andando avanti sicuralmente musicalmente parlando..e molti altri
Ragionare di tecnica strumentale senza considerare la musica che si ottiene non ha senso per me...
nella musica è tutto importante, ma badare solo a come si dice una cosa e non a cosa di dice non è musica..

per me
Faccio un piccolo esempio, l'ultimo disco di Vizzutti è impeccabile tecnicamente ma è assolutamente antimusicale e non sono riuscito a sentirlo tutto perchè non mi piaceva per niente.
Il Disco di Joey Pero è spettacolare per tecnica acuti suono risonanza etc...ma la scelta dei brani e terrificante e i suoi interventi non centrano nulla....e sono per fino fastidiosi....l'unico brano bello l'ha suonato da solo...
Tom Harrel sforna dischi che dopo che lo ascolto trenta volte non capisco ancora cosa suona ma è tremendamente figo!
E' una questione di gusti e di stile, la classica si suona in un modo il Jazz in un altro modo..

my cents
« Last Edit: November 14, 2014, 12:02:43 PM by CONFUSION51 »
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e quindi, Boh? La verità stà da un'altra parte!

Offline anrapa

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Jazz e tecnica, un rapporto difficile, ma anche no
« Reply #6 on: November 14, 2014, 11:59:05 AM »
Concordo, ovviamente, con quanto ha scritto Norman: non si può e non si deve giudicare la musicalità, lo stile o altre materie che ricadono nel novero del gusto personale. È molto più semplice incasellare invece un equipaggiamento e di conseguenza il campo di applicazione: Fermo restando che qualsiasi tecnica, qualsiasi fraseggio, qualsiasi estensione si può ottenere con qualsiasi strumento o bocchino è evidente che tanto più un bocchino è "sbilanciato" rispetto ad un tipico 3C tanto più si dovrà andare contro la natura del Bocchino (o della tromba) per ottenere un suono o una facilità per la quale questo sono concepiti.
L'altro giorno a casa di Bosso facevamo un po'di test e gli ho fatto provare un B3S3, un bocchino MINIMAMENTE diverso da un B3. Come già mi ha detto tante altre volte lui non riesce proprio a suonarlo, altro bocchini (B6, 3C o qualsiasi altra cosa appena più diversi) lo mettono ancora più in crisi.
Questo per dire che i Trombettisti hanno tutti le proprie necessità e, vuoi per il suono che cercano, per l'estensione, la tecnica o mille altre diavolerie non si può sostenere a prescindere che qualcosa è valido "per tutti".

È vero invece il contrario: certo equipaggiamenti sono universalmente "sbilanciati" e necessitano per essere suonati un notevole adattamento rinunciando al contempo a Molte qualità che oggigiorno sono considerate basilari e necessarie.

Nulla toglie che se si vuole suonare un determinato genere musicale, è solo quello, un equipaggiamento dedicato è non solo sensato ma forse necessario.
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Offline gigispermaloso

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Re:Jazz e tecnica, un rapporto difficile, ma anche no
« Reply #7 on: November 14, 2014, 12:00:25 PM »
Tom Harrel, Winton marsalis stanno andando avanti sicuralmente musicalmente parlando..e molti altri
Ragionare di tecnica strumentale senza considerare la musica che si ottiene non ha senso per me...

Scherzi e cazzate (Rocky) a parte, concordo alla grande.
Pensiamo anche alla sperimentazione e alla ricerca dei suoni...ad esempio l'inserimento dell'elettronica...poco tempo fa ho avuto il piacere di sentire Falzone con Bearzatti (Tinissima Quartet), loro sono un esempio nostrano della ricerca e sviluppo in ambito jazzistico!  fenomen
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Online Zosimo

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Re:Jazz e tecnica, un rapporto difficile, ma anche no
« Reply #8 on: November 14, 2014, 12:05:13 PM »
Giustissimo Walter. Ricordiamoci sempre
che la tromba e il becchino sono un mezzo non il fine.
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Re:Jazz e tecnica, un rapporto difficile, ma anche no
« Reply #9 on: November 14, 2014, 12:05:20 PM »
per me invece parliamo tanto di equipaggiamento e cambiamo spesso trombe e bocchini perché' siamo una manica di pippe . Cerchiamo il bocchino di un nanomillimetro più' alto perché' secondo il nostro subconscio e' quello che ci impedisce di suonare come bosso.
La differenza con 50 anni fa e' che prima si facevano meno seghe mentali e pensavano e soprattutto parlavano più' di scale arban e quant' altro
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Offline anrapa

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« Reply #10 on: November 14, 2014, 12:08:21 PM »

Grande gigi. Di grazia quali sarebbero questi passi da gigante della
tecnica?  La lingua alta che? già lo diceva Gordon 50 anni fa.
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nessuno scrive nuovi capitoli. Guardiamo a bosso che per carità
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Non è la lingua alta o le labbra a culo di gallina, è la didattica e la qualità media dei Trombettisti che è migliorata drammaticamente.
Nei tempi che furono sui contavano sulle dita di una mano i fenomeni DAL PUNTO DI VISTA TECNICO, oggi sono talmente tanti che si ammazzano per 50 dollari a sera nei club di New York.

Qui in Italia accade lo stesso: 30 anni fa un Paolo Trettel avrebbe fatto il concertista in giro per il mondo, oggi è "solo" un Trombettista fenomenale. E spesso il concerto importante se lo contende Non con un Trombettista al suo livello ma con qualcuno che magari ha più amicizie.

Sia chiaro che NON sto neanche lontanamente mettendo nell'equazione il genio musicale, lo stile, l'innovazione e tutte quelle cose che esulano dalla tecnica e dalla "tecnologia".
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« Reply #11 on: November 14, 2014, 12:10:26 PM »

per me invece parliamo tanto di equipaggiamento e cambiamo spesso trombe e bocchini perché' siamo una manica di pippe . Cerchiamo il bocchino di un nanomillimetro più' alto perché' secondo il nostro subconscio e' quello che ci impedisce di suonare come bosso.
La differenza con 50 anni fa e' che prima si facevano meno seghe mentali e pensavano e soprattutto parlavano più' di scale arban e quant' altro

Se fosse veramente così Bossi non avrebbe problemi a suonare il B3S3. Siamo tutti diversi e inoltre cambiamo nel tempo. Una volta Fabrizio suonava il B4, poi il B3S3, ora il B3. Significherà qualcosa?
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Re:Jazz e tecnica, un rapporto difficile, ma anche no
« Reply #12 on: November 14, 2014, 12:15:50 PM »
Se fosse veramente così Bossi non avrebbe problemi a suonare il B3S3.

Grande Umbertone  . ha iniziato a suonare la tromba ??
a parte gli scherzi.
Bosso avra anche cambiato 4 bocchini in vita sua ma ha Passato prima 45 fantastiliardi di volte sulla arban più' di tutti quelli sul forum. poi ha cambiato bocchino e soprattutto poi  e' Bosso . E se avesse suonato il clavicembalo ben temperato sarebbe sempre Bosso ?? ce l'hai la risposta ??
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Offline gigispermaloso

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Re:Jazz e tecnica, un rapporto difficile, ma anche no
« Reply #13 on: November 14, 2014, 12:25:12 PM »
Alla fine sono pochi quelli che tengono sempre lo stesso bocchino (Sandoval?). Anche Maynard ne ha cambiati una strage...
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Offline xadhoom

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Re:Jazz e tecnica, un rapporto difficile, ma anche no
« Reply #14 on: November 14, 2014, 12:50:47 PM »
Ad una master dove c'era anche Confusion e Anrapa, Bosso ha detto: non ci sono cazzi, la tromba la devi studiare (non so se ha detto cazzi, ma il senso è quello).

E parlando di jazz, un tizio che ho conosciuto da poco che suona jazz professionalmente, ma così come  il poco che ho sentito da Aldo Bassi, pure lui va studiato... si parte dalle basi per arrivare al top.

La differenza fra un Bosso e uno normale è che entrambi devono studiare i mattoncini, poi sarà il genio a metterli assieme più o meno bene. Ma senza i mattoncini son cazzi.

Per il jazz mi piace pensare che non esiste il "suono jazz" ma l'improvvisazione jazz... il jazz è bello perchè ognuno crea qualcosa di diverso.
E per questo non concordo sul fatto che sia finito, perchè si dicono cose sempre diverse.

La tecnica secondo me serve perchè ti aiuta a far quello che vuoi. Ma non deve esser il fine.
Alle volte ci si perde in questo e si diventa Vizzuti (magari!) strafico... ma che palle!

Aldo Bassi parla di imboccatura, di scale e intervalli e poi sona! Bosso idem.

Fra noi pippe spesso si cerca di rimediare alla frustazione di non aver quel suono o quel passaggio cambiando strumento o altro... ma non funziona. Bisogna studiare.

Poi alla fine... se il jazz è finito, la classica cos'è ? Defunta, morta e sepolta?

Secondi me se si sta con un equippaggiamento "medio" si riesce ad imparare bene... aria, centratura, sostenere il suono, far un bel suono etc per poi raffinarsi nell'equipaggiamento in base alla consapevolezza di quello che si sa...

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