Author Topic: Allen Vizzutti Costruire la fluidità nel nostro modo di suonare la tromba  (Read 1302 times)

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Offline dirtysound

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Salve a tutti, ho trovato questo interessante video di Allen Vizzutti : 

Building Smoothness In Our Trumpet Playing 
(Costruire la fluidità nel nostro modo di suonare la tromba)

https://www.youtube.com/watch?v=6_OXw9o95aY

Traduzione dell'introduzione:

" Tutto ciò che suoniamo con la tromba richiede un flusso d'aria regolare e continuo. Ma questo è più facile a dirsi che a farsi! In questa lezione, Allen condivide una progressione nuova di zecca con la quale, partendo  da un tono lungo, ti porta, attraverso una slurred half-scale, fino  a un arpeggio triple-tongued,  in modo logico e accessibile, il tutto per aiutarti a suonare in modo più fluido e con una buona tecnica."

Consiglio di vedere di questo video attivando , dalle impostazioni, i sottotitoli in Inglese.

Di questo trombettista ho sempre ammirato l'impostazione senza forzatura ed estremante ferma nell'appoggio del bocchino alle labbra, dalla quale ottiene un ottimo suono , dinamica e tecnica , anche nel salire in alto con una ottima padronanza  .
In questo video decide di condividere parte di questi suoi  segreti .

Interessante anche l'appunto che fa ed  in cui mette l'accento su come non basti avere/possedere il  triple-tongued ma è altresì necessario che anche le dita abbiamo di pari passo il "timing" nel seguire quello che le labbra fanno. Due aspetti da curare individualmente per poterli   far correre insieme.....

...Ho scoperto che in rete sono disponibili anche dei suoi libri free download.... (Che Grande Persona che é ! Deve essere un Persona ....veramente Speciale ! )  :)

Buona Visione ! ;)   :D

Bb Conn 38B ; Bb Scodwell standard con  trimmer kit Harrelson - Taylor ; mouthpiece Bruno Tilz Spetial 11F e 10 , Bach 11C , Monette BL2S3 stc1

Offline fcoltrane

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interessante questo video , molti dei concetti espressi sono alla base della tecnica di tutti gli strumenti a fiato.
il principio della nota lunga applicato ad un intervallo: prima piccolo mezzo tono ; per poi diventare più ampio ma progressivamente una quinta .


Offline dirtysound

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Ho provato a rivedere il video di Vizzutti cercando di prestare meglio attenzione  agli errori da lui indicati , in cui  (specie i più giovani ..e non solo.. ) spesso incappano.
Una delle cose su cui si è soffermato e a cui suggerisce di prestare attenzione  è questa: " per avere una corretta emissione del suono ,omogenea e costante , bisogna essere capaci di riconoscere e compensare la diversa resistenza che si  avverte tra quando essa è prodotta senza premere  tasti, dal quando la si produce premendo uno o più tasti.
Infatti fa notare  che, suonando senza compensare questa differente resistenza , si tenderà a produrre un suono che tenderà ad oscillare ( in volume di suono ) proprio per via di queste differenti resistenze dovute ai condotti aggiuntivi introdotti dal premere i pistoni (il volume di suono tenderà ad oscillare e quindi a non  essere omogeneo nel suono ). Bisogna quindi essere capaci di ascoltarsi e correggere l'emissione per corregere ed ottenere un volume del suono costante ed omogeneo.

Un'altra cosa che mi ha sorpreso è stata anche l'accento che ha posto  sulla destrezza nelle dita che un trombettista dovrebbe avere e nel video ha mostrato ,  articolando / muovendo le dita sui pistoni , la sua....quella alla quale , noi comuni mortali, dobbiamo tendere...  (per certi versi mi ha ricordato proprio l'abilità e la precisione  di certi batteristi sui tempi veloci ....) .

La  mia mancanza di destrezza delle dita è sicuramente un problema nel quale incappo, e quindi (spronato dal video di Vizzutti ) ho provato a di cercare in internet  qualche buon suggerimento....

Ho trovato (anche qui ) questo interessante video di questa brava trombettista " Estella Aragon " :

Finger Dexterity: Tips on how to play faster on the trumpet. Improve your dexterity!

https://www.bing.com/videos/riverview/relatedvideo?q=how+to+get+faster+fingers+on+trumpet&mid=1FCBE5AF563F06ACB1DB1FCBE5AF563F06ACB1DB&FORM=VIRE

Anche qui suggerisco  di vedere di questo video attivando , dalle impostazioni, i sottotitoli in Inglese ed in più di ridurre la velocità di riproduzione del video a 0.75 (la tizia parla molto velocemente !  :D  ;) )

Interessanti suggerimenti:

- di testo : H.L. Clarke      TECHNICAL STUDIES FOR THE CORNET      CARL FISCHER
- di mignolino "libero " ( e non costretto dal gancio)
- di abituarsi (specie agli inizi di questi esercizi ) a sollevare bene le dita  ed a non tenerle appoggiate sui tasti (in ispecie indice e anulare );(tale accortezza servirà proprio per scioglierne di esse le articolazioni ed ad evitare quindi il rischio che, non sollevandole abbastanza,  i condotti dei pistoni non siano correttamente aperti  e ben allineati, producendo di conseguenza un suono : non ben definito e non bene intonato ).

.....Altri suggerimenti ed interventi sulle proprie esperienze sono bene accolti..... ;)   :)
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Offline fcoltrane

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"Bisogna quindi essere capaci di ascoltarsi e correggere l'emissione per corregere ed ottenere un volume del suono costante ed omogeneo."
questo è uno degli aspetti più controversi nello studio degli strumenti a fiato.
Per me il significato del video va nella direzione opposta se inteso alla lettera, ma è più un problema concettuale e di approccio allo studio.
Il principio è sempre lo stesso ed espresso da tantissimi insegnanti e  didatti di altissimo profilo.
L'attenzione al suono alla omogeneità in tutti i suoi aspetti.
Come si traduce praticamente?
una unica emissione capace di rendere eguali due note (un intervallo) che per natura suonano in maniera diversa.
Sembrerebbe una utopia , ma la strada opposta concettualmente è ancora più rischiosa.
(tante emissioni, tante correzioni quanti sono  i suoni da produrre.

gli esercizi sono quelli indicati da Vizzutti (o anche quelli di moltissimi "testi sacri" per tromba o sassofono dal Clarke al Chikovich ecc)
applicare il principio della nota lunga ad un intervallo.
Ed è facile anche misurare la propria tecnica.
prendere un bel sol centrale e suonare una bella nota lunga.
poi replicare lo stesso suono considerando l'omogeneità in termini di durata intonazione volume timbro fermezza.
poi fare lo stesso con un unica emissione e con un intervallo .
sol sol diesis .
poi con un intervallo più grande sol la .
ecc ecc.
ci sarà un momento in cui l'unica emissione non è in grado di rendere due suoni perfettamente omogenei .
questo è il nostro limite tecnico.
operando in questa maniera si supera il problema della diteggiatura : perché l'  emissione la fa da padrone e le dita non devono far altro che spingere i pistoni con il minimo sforzo possibile.


Offline dirtysound

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Ho ulteriormente rivisto il video di Vizzutti.
Riepilogo quello che mi sembra di aver capito:
1) Bisogna trovare sul rim del bocchino quell'appoggio "confortevole " con il quale avere una emissione che produca un suono fluido e risonante.
2) Imparare a fare dei crescendo di suono rimanendo in questa zona confort ( anche quando si suona forte bisogna sempre rimanere in questa zona "comfort" di produzione del suono)(Ognuno ha  quindi un proprio "range " (di volume), nel quale  rimanere ( "comfort zone") e nel quale imparare a fare dei crescendo ).
3) poichè la tromba risponde con una resistenza differente a seconda dei pistoni che si premono ed a seconda degli intervalli che si prendono fra le varie note , si rischia (specie per i neofiti) di produrre un suono globale non omogeneo (oscillante in termini di volume ),  fra le varie note.
4)  la mente e le dita devono essere "sincrone" all'emissione del suono, specie nei fraseggi veloci.
essere consci di ciò, e nel caso questo non avvenga , fare un passo indietro, e lavorarci sù.

Leggevo le recensioni di chi ha comprato il : H.L. Clarke      TECHNICAL STUDIES FOR THE CORNET      CARL FISCHER

Tutte lo reputano un testo non adatto ai neofiti , bisogna avere  proprietà di lettura sopra e sotto il pentagramma.
Tempi stimati per ottenere risultati da 5 mesi in sù.....
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Offline iMaurizio

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Il Clarke l'ho praticato e l'ho visto praticare molto, sia in veste di allievo che di insegnante. E' sicuramente uno dei 4/5 metodi/materiali di studio più importanti che insieme formano un kit di studio standard e completo per qualsiasi trombettista, indipendentemente dal livello che vuole raggiungere.


Per chi non lo definisce adatto ai neofiti, non saprei, dipende cosa intende per neofiti, certo che se uno inizia a suonare domani esiste il volume "Elementary Studies for the Trumpet" sempre di Clarke, ma come accade per la maggior parte dei metodi, si tratta sostanzialmente di strumenti di studio che possono (e devono) essere adattati a qualsiasi livello e contesto.

Lo studio principale del famoso Technical Studies for Cornet è il secondo, che è scritto ad ottavi. Basta eseguirlo a quarti ed è pronto per essere facilmente imparato ed eseguito da qualsiasi principiante.

Il problema della lettura è secondario perché la caratteristica del 90% di questo libro è quella di proporre dei pattern che vengono ripetuti in tutte le tonalità, per cui il primo compito di chi lo studia è quello di imparare a memoria il pattern, lo si legge solo le prime volte poi va eseguito facendo lavorare la memoria e l'orecchio, senza concentrarsi sulle posizioni delle dita.


Riguardo ai tempi stimati per i risultati, sono molto soggettivi e ci sono vari tipi di risultati ottenibili, alcuni anche a più lunga scadenza.
Sono studi di tecnica, quindi prima di tutto fanno lavorare le dita, ma dietro a questo c'è qualcosa di più profondo e significativo da un punto di vista espressivo/musicale a cui fa riferimento Vizzutti.




Offline dirtysound

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Grazie del Feedback iMaurizio !
Ironia della sorte, mi sono accorto di possedere già il Clarke. Era un libro che avevo iniziato a studiare con un giovane insegnante di tromba oggi diventato valente professionista Jazz ( Alberto Di Leone ).
Mi ricordo che dallo studio di questo libro avevo iniziato a trarre giovamento, nello scioglimento delle articolazioni, sopratutto quando avevo iniziato a studiare le scale meno facili alla lettura, quelle più diesiszzate e più bemollate (scusate la libertà espressiva) e che implicano maggiormente l'uso di più tasti contemporaneamente.
Tutto ciò mi ha riportato alla mente il titolo di un post che avrei voluto aprire tanto tempo fa' :  Gli errori che non ripeterei !

Mi ricordo che interruppi le lezioni perchè i progressi fra una lezione settimanale  e l'altra erano lentii ed i costi delle lezioni , erano per me , alti....
E' difficile capire, quando sei un neofità, la bontà di un particolare libro di esercizi e la valenza di un professore... !
A volte ti passa il pensiero che l'insegnante ti veda come una mucca da mungere....e non capisci invece il tempo che richiede l'esercizio per poter essere eseguito bene ed "assorbito " bene " anche dal proprio  "fisico" e dalla propria testa...
Forse anche gli insegnanti privati però dovrebbero capire che proporre delle tariffe di spesa più abbordabili permetterebbero agli studenti di affrontare un  periodo più lungo e proficuo  di studi, e anche, in parte, ci vorrebbe sincerità ed forse anche serietà nel "non" nascondere le difficoltà ed i tempi di apprendimento che questo strumento richiede,.... per poter essere suonato "bene".....e  per potersi successivamente permettere, eventualmente, un livello di  studi più approfondito.
Adesso, a distanza di tempo e con più maturità e tempo a disposizione, ho acquisito una maggior consapevolezza, mia e dello strumento e apprezzo ancor di più di come certi libri/studi , richiedano il loro ("congruo e lungo " ) tempo ( anche in termini di mesi , se non di anni ...) per poter essere bene sviluppati (per poter ottenere  e perseguire i risultati ambiti   .
Lo studio , in generale , ha anche un suo fattore individuale ( lungo nel mio caso ) per maturare i  giusti tempi di acquisizione e scioglimento delle articolazioni.

La canzoncina da suonare facilmente per risollevare la tua autostima è sempre dietro l'angolo, e pronta a rubarti il tempo che invece sarebbe necessario per produrre i frutti più consistenti che è possibile raggiungere solo con una lunga e sopratutto costante applicazione....

Studiare solo un libro può essere stancante ... e anche  snervante...
Però, per quanto mi riguarda , ho visto che adottare e studiare  più testi contemporaneamente (di argomenti e tecniche differenti ) alla fin fine mi fa disperdere / concentrare e fissare meno le nozioni che voglio apprendere.

Le nozioni rimangono più proficuamente memorizzate   solo se le  studio  da un solo un libro per volta .... concentrandomi su di esso ....
C'è chi ha la memoria mentale, chi ce l'ha visiva , chi uditiva ,.... ognuno è un caso a sè...

Ad es. nel mio caso lavorare di memoria uditiva è fuorviante già nell'eseguire un esercizio (passando da  un semitono all'altro,
figurarsi se dovessi lavorarci ad intervalli maggiori....)

Se invece l'esercizio lo inizio  con tempi di esecuzione lenti, mi  riuscirà più facile memorizzarlo, sia mentalmente, che visivamente, le note, i loro intervalli, e loro posizione/sequenza di esecuzione (ed in parte (ma secondariamente) anche uditivamente ).
Tutto ciò richiede il suo "lungo" tempo di apprendimento,.... per contro , però , tutto questo succesivamente mi rende più facile l'associazione uditiva dell'esercizio perchè arriverò all'esecuzione con una maggiore consapevolezza di dove esattamente sono, (musicalmente parlando ) sia come nota che come posizione presa (correttamente ) delle dita sui pistoni e questo  mi darà  una maggiore sicurezza di esecuzione dell'esercizio ( pian piano e via via) con maggiore  e sempre crescente velocità di esecuzione....( esercizio eseguito in controllo e in consapevolezza , come Vizzutti lascia intendere si debba suonare) ....( almeno nel mio caso , torno a ripetrmi,  l'approccio uditivo mi manda fuori ...
Tutto questo ....per ogni semitono.....( ecco perchè ci vuole tempo ,...il suo giusto , lungo, tempo... (...individuale....)
....ma ognuno è un caso a sè...
....Nel mio caso : ..... Pazienza ... e ....pedalare......!

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Offline fcoltrane

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Dirtysound , credo che il principio :pazienza e pedalare valga per tutti a qualsiasi livello dal trombettista appassionato al super professionista   jazz . (per non parlare dei trombettisti classici)
alcuni esercizi accompagnano la vita del trombettista, tanto per citare alcuni nomi che ancora oggi studiano il Clarke.
Tom Harrel,  Arturo Sandoval , Sean Jones  .



Offline iMaurizio

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Studiare solo un libro può essere stancante ... e anche  snervante...
Però, per quanto mi riguarda , ho visto che adottare e studiare  più testi contemporaneamente (di argomenti e tecniche differenti ) alla fin fine mi fa disperdere / concentrare e fissare meno le nozioni che voglio apprendere.

Le nozioni rimangono più proficuamente memorizzate   solo se le  studio  da un solo un libro per volta .... concentrandomi su di esso ....

Avere un kit di studio definito e stabile nel tempo, modificabile a poco a poco, è certamente importante,
ma focalizzarlo su un solo libro per volta può essere controproducente e allungare i tempi di crescita/miglioramento anziché accorciarli.

In modo analogo a quanto accade nello sport o in attività simili, il suonare mette in azione varie aree del corpo e della mente,
esercitarsi solo su alcuni aspetti per lungo tempo può rivelarsi improduttivo.

Nel caso del Clarke, è vero che ha al suo interno esercizi che possono essere affrontati nei giusti modi anche da chi suona da pochi mesi, però è un metodo abbastanza verticale, ogni "Study" successivo aggiunge nuove difficoltà che non necessariamente possono essere superate studiando solo quello.

Non sottovaluterei infine l'effetto noia/eccessiva_routine dell'avere una lista ristretta e ripetitiva di materiali di studio,
l'efficacia di un allenamento dipende anche dal grado di presenza/partecipazione_attiva di chi si allena.

Come avrete capito sono abbastanza convinto che una buona "roadmap di studio", efficace e personalizzata, sia difficile da individuare (anche per un insegnante) ma è uno dei primi obiettivi da raggiungere.  :)

Offline dirtysound

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Ringrazio entrambi, sia fcoltrane che iMaurizio !
L'argomento sta prendendo una piega interessante, ( e penso forse anche per altri) , perchè forse mi permetterà di sviscerare quelle difficoltà che in fondo mi hanno frenato nell'apprendimento e delle quali mi sono accorto, solo successivamente: non esistono scorciatoie per bypassarle   (  con questo strumento, e forse con tutti gli altri strumenti).... :  devi affrontare ognuna di esse e risolverle.

Vediamone alcune , proprio legate agli esercizi.

Vi sarete tutti accorti che nella lettura esistono scale facili e scale piene di diesis e bemolle .
Quindi si aggiunge una difficoltà visiva di riconoscimento delle note nella loro lettura.
Alzi la mano chi non ha avuto un insegnante che ti ha detto : iniziamo dalle scale di più facile lettura !
(.... Che in fin dei conti ci può anche stare ...)
Poi gli esercizi con l'uso delle note che hanno una più facile emissione .... e tu vai avanti seguendo il maestro...
fino a quando poi cammini tutto sommato decentemente..... (sulle cose ...facili....)
Ovviamente i problemi  sono  stati (abilmente ? ) nascosti ?

- Inizi ad accorgerti della mancanza di qualità (mancanza di risonaza e/o intonazione) su certe note
             ( ...e giù a riniziare daccapo su tutte le note per farle uscire come si deve....  )
- Inizi ad accorgerti della differente emissione/resistenza che certe note hanno o che si palesa con differenti intervalli
             ( ...e giù a riniziare daccapo su quelle le note per suonarle con la corretta emissione....  )
- Inizi ad accorgerti che (alcune ? ) note le ottenevi forzando  !
             ( ...e giù a riniziare daccapo su tutte le note suonandole nella comfort zone ....  )
- Inizi ad accorgerti che hai difficoltà a leggere chiavi più dense di alterazioni
             ( ...e giù a riniziare daccapo su tutte le chiavi....  )
- Inizi ad accorgerti che hai difficoltà a muovere fluidamente le dita tra le posizioni che richiedono di premere più tasti
              (...e giù a riniziare daccapo su tutte le note  e in tutte le chiavi ....  )
- inizi ad accorgerti che per andare veloce con le dita devi essere in controllo consapevole e sincrono la testa , con gli occhi, con la giusta emissione e con la destrezza delle dita  che (non ) hai per poter eseguire il brano e/o certi passaggi ....
              (...e  giù a riniziare daccapo su tutte le note ed in tutte le chiavi come se stessi reiniziando dal 1° giorno....  )       
 :P   :-[

Mi sono fatto l'idea e va detto chiaramente,  anzi va urlato, che se si iniziasse o si fosse iniziato, con i corretti passi e con il giusto tempo di approccio che ognuna di queste difficoltà richiede fin dall'inizio , senza sconti , senza se e senza ma, senza prendere scorciatoie, le quali portano solo ad avere  l'impressione di un progredire  apparente, ( "nascondendo e mascherando" difficoltà che  prima o poi  si paleseranno,
il cui quando sarà solo una questione di tempo. Difficoltà che, immancabilmente e conseguentemente , ci (ri)porteranno, ognuna di esse , al proprio punto di partenza , affinchè si possa correggerle .
Alla fine della giostra, fare le cose per bene, fin dall'inizio, con il giusto tempo e la giusta attenzione richiesta da ognuna di esse , trovo che mi/ci avrebbe fatto riparmiare un mare di  tempo e di stress in meno... ( anni ? )

Suonare in controllo ed in modo consapevole , non passa .... dalle scorciatoie......

Fra l'ascoltare i brani e l'illusione di poterli suonare ed/o anche interpretare BENE....ci passa un mare di studio !....

Poi tuto dipende anche con quali "orecchie" ci si ascolta ". .....( Se ci ascolta Vizzutti , atro che contropelo !.... )

P.S. Arrivare a capire la consapevolezza di Vizzutti nell'ascoltare il suono è da un lato bellissimo perchè ti apre a comprendere le sfumature di suono che lui coglie, da un altro lato è una forte fonte di stress , perchè  ti fa capire dov'è che stai !......
( Oggi sto' proprio  NEGATIVO ! ! ! Pardon!  )   :-[
           
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Offline iMaurizio

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L'argomento sta prendendo una piega interessante , perchè forse mi permetterà di sviscerare quelle difficoltà che in fondo mi hanno frenato nell'apprendimento e delle quali mi sono accorto, solo successivamente: non esistono scorciatoie per bypassarle   .....

Hai messo tantissima carne al fuoco, ed è molto difficile rispondere senza conoscere il caso specifico, sia della persona che dei materiali usati e del modo in cui sono stati usati.

Come risposta generale alle cose che hai scritto potrei proporre un "DIPENDE" grande come una casa   :D

Lo studio stanca, richiede tempo, impegno e concentrazione, ed è vero da un lato che farlo in modo incompleto/imperfetto/approssimativo può allungare i tempi di maturazione.

D'altro canto è pure vero che l'essere eccessivamente critici, puntigliosi e rigorosi non è detto che sia la strada migliore da percorrere e che produca i migliori risultati.

Visto che abbiamo parlato del Clarke faccio un esempio su quello:
quando lo si comincia a studiare non è affatto necessario preoccuparsi troppo del suono, della qualità e bellezza dello stesso,
perché non è quello lo scopo primario di quegli studi.

Ricordiamoci che un qualsiasi studio/esercizio non è quasi mai il fine per lo strumentista ma sostanzialmente un mezzo per raggiungere determinati risultati sullo strumento.

Quando si studia quindi è molto importante sapere/imparare a cosa serve un determinato esercizio e su quali aspetti occorre concentrarsi e quali invece possono essere messi in secondo piano.   

Offline fcoltrane

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Dirtysound è innegabile che ci siano tante difficoltà nello studio di uno strumento musicale  e per gli strumenti a fiato ce ne sono alcune ricorrenti legate alla emissione ed alla respirazione .
Spesso sono eccessivamente critico con me stesso e sono d'accordo con IMaurizio : non è detto che questa sia la strada migliore.
Ti faccio un esempio concreto :
magari sto una settimana a studiare l'esercizio del Clarke n2 sul  fa diesis (con tutte quelle belle alterazioni) e tralascio altri aspetti legati alla improvvisazione o alla conoscenza degli accordi o alla memorizzazione di un tema. alla fine saprò eseguire bene quell'esercizio su quella tonalità ma ho tralasciato tante altre cose.
Per me la vera svolta è stata godere dello studio e studiare progressivamente avendo ben presente quelli che sono i principi fondamentali.
("assenza di sforzo", omogeneità nel suono , affrontare le difficoltà progressivamente ecc..).

Nella mia esperienza anche gli errori a volte possono essere considerati " utili".

Offline dirtysound

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Cari iMaurizio e fcoltrane, devo dire che (passato il momento di scoramento, dove avevo quasi bisogno di urlare la mia frustrazione repressa in tanti anni dal dover considerare (e resettare e partire da zero) ogni volta che scoprivo un aspetto che non conoscevo o non avevo ben considerato ; o anche come l'ultimo esempio di Vizzutti , dove in un video di 1/4 d'ora ti fa considerare la confort zone di appoggio della labbra sul bocchino, senza forzare le note, per poterle suonare forte; il timing delle dita ,  dove si da' già per scontato che si sappia con la testa  ( leggere e pensare bene le note da prendere) ; con le dita (pensando alla consapevolezza senza incertezze nel premere i giusti tasti associati alle note); alla corretta emissione di fiato con le note che lo richiedono; la consapevolezza nel suonare mettendo insieme e sincronizzndo tutte queste cose) .
Purtroppo mi era proprio sfuggito l'allenamento supersonico delle dita (il timing veloce delle dita nei tempi veloci e sedicesimi )....
 e ....relativa sincronizzazione con tutto il resto.

Giustamente dice iMaurizio (ed anche fcoltrane) che si dovrebbe tirare giù una rod map. (...concordo ....)

Lo sfogo nasce dall'arrendersi all'evidenza dei fatti che il fai da te è estremamente rallentante ( e perciò alla fine frustrante )
Più volte è stato toccato l'argomento in cui  tanti vorrebbero approcciarsi al jazz , ma alla fine (anzi più correttamente fin già dell'inizio) i più si scontrano (difettano) con la mancanza di solide  basi tecniche.
E' osservabile , purtoppo, che quasi sempre , chi esce dal conservatorio , ha basi tecniche , ma spesso difetta nel linguaggio jazz , e mi verrebbe da dire ancor di più difetta nella mancanza dell'anima propria del jazz, ( è come se a loro gli rimanesse un'impronta basata sulle scali maggiori e minori, al più modali ) ma non posseggono "l'animo/a del jazz" e dell'improvvisazione ,(improvvisazione intesa non come una cascata di note modali che suonano bene, e che alla fine, però, non dicono  nulla, ma gli manca proprio quell'improvvisazione che è la ricerca dell'animo/a del jazzista).
Queste osservazioni ( a campo largo ) sono una cosa che , chi vuole avvicinarsi al jazz, spessissimo percepisce molto chiaramente ,( questa mancanza d'anima e  questa improvvisazione "scolastica") e non l'accetta e vorrebbe invece provare a tirar fuori la sua anima (l'anima jazz che ha in se, dentro di se ! ) .
Da li il desiderio di provare ad essere "autodidatta", il passo è breve  (me compreso )(con tutti gli errori , di cui parlavamo nel post precedente, che ne conseguono.
Quando "l'aspirante jazzista" inizia a rendersene conto, cerca di correre ai ripari, ma essendo un neofita non ha la "road map" ,(road mapche dovrebbe essere stilata da un jazzista vero e completo e che abbia la capacità di essere un bravo professore ed un bravo didatta ).
La sfortuna di tutto questo trova il suo apice quando poi l'aspirante jazzista decide di prendere lezioni.... si.... ma .... da chi ?.....
Tanti sono i diplomati in musica ( che si offrono di dare lezioni di musica e sullo strumento ) ed in parte fanno il loro , il giusto ,.... e forniscono le basi all'allievo....che però non sono quasi mai la strada che imbocca  l'indirizzo jazz a cui l'aspirante jazzista vorrebbe/vuole tendere.
Io trovo che in Italia, tranne alcune valide scuole jazz, manchino dei testi di riferimento che siano capaci di formarti nelle " basi necessarie " , ma che siano però capaci di introdurti al "sapore " del linguaggio jazz ( Con questo non stò dicendo che le scale maggiori , minori e modali  debbano essere escluse/non studiate ) stò dicendo che certi passaggi/indirizzi jazz sarebbe bello che si potessero iniziare a studiare, per sciogliere le dita al jazz, già come testi/esercizi di studio .
Licks e pattern.... anche lì bisognerebbe sceglierli, provarli ,  ...avere  quantomeno una road maps indicata da qualcuno, quantomeno " orientata al jazz " aiuterbbe tantissimo a costitutire/costruire una solida e valida  struttura/base  jazz per l'allievo jazzista in tempi ragionevoli.......(anche inteso in un numero di  3 -4 anni ).
Questo ragionamento non è inteso solo per chi voglia/scelga di essere un professionista , bensì vorrei/ mi piacerebbe che fosse inteso (e rivolto ) sopratutto per permetter a quella moltitudine  di persone  ( come me ) amanti del jazz che vorrebero suonare jazz ad un buon livello amatoriale.

Torno un attimo sull'argomento su come / cosa fare per aumentare la "destrezza" delle dita.

Sulla chitarra per sciogliere le articolazioni si fanno degli esercizi mirati a suonare note che distano 2 capotasti, sono dei veri esercizi " spaccadita " (non tutti hanno le mani grosse , e chi ce l'ha normali o piccoline , sente la limitazione della poca spaziatura delle articolazioni fra le dita , e questi esercizi aiutano parecchio.

Per la tromba, la trombettista  Estella Aragon sottolineava, nel suo video come uno degli errori più comuni che fanno i neofiti , quando devono suonare velocemente , è non alzare a sufficienza le dita , cosicchè le valvole non si riaprano per bene e rimangano così un po' chiuse, (sporcando il suono ). Per rimediare a questo suggeriva di tenere premuto il tasto centrale e di esercitarsi ad alzare e premere alternativamente e ripetutemente l'indice e l'anulare,  ( addirittura alzarli a livello tale da non far più toccare i tasti...)
Vizzutti poneva l'accento, al contrario,  nel suo videocome uno degli errori più comuni che fanno i neofiti , quando devono suonare velocemente , fosse il non premere a sufficienza le dita , cosicchè le valvole non premute bene a fondo , non si aprissero a sufficienza ed anche in questo caso il suono che ne derivava rimanesse anche in questo secondo caso  "sporco "....
Per cui consigliava di esercitarsi a suonare velocemente , premendo per bene i pistoni fino in fondo.

Fatto salvo il consiglio di entrambi a non tenere  il mignolo nell'uncino ,: Avete da suggerire un' esercizio che aiuti a strecciare le articolazioni un po' più del normale  (nella chitarra si suona fra 2 capotasti, noi che ci potremmo inventare come esercizio, che sia poi un po' più funzionale sulla tromba ?... )
Thanks ed un saluto. ( Anche agli altri forumisti, ;)  che sono invitati a dire la loro.... :)
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Offline fcoltrane

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Dirty non sei il solo che incontra le difficoltà che descrivi.
L'unica cosa che possiamo fare è continuare a studiare: più accresci la tua tecnica strumentale più sei in grado di esprimere ciò che vuoi.
Purtroppo per  improvvisare su uno standard jazz devi avere un certo livello tecnico .
Non è un dogma ma il primo passo è  la "conoscenza" degli accordi sul proprio strumento.
il secondo passo è la capacità di "trattare " l'accordo .
Con il termine conoscenza intendo anche la conoscenza pratica strumentale.
Io ad esempio che suono il sax tenore in Bb ho una buona conoscenza strumentale degli accordi e delle tensioni ma quando suono la tromba mi scontro con la mancanza di tecnica strumentale (la conoscenza teorica e di suoni c'è la pratica e la corrispondenza con lo strumento tromba manca)
per quanto riguarda la velocità della diteggiatura per me è un falso problema .
Magari otterrai enorme soddisfazione improvvisando sulle ballades o sui brani swing e medium . (i fast per molti di noi sono solo una .
bella  utopia) .

Dicevo che è un falso problema perché se stai messo bene con emissione e produzione di suono senza sforzo ,il movimento delle dita è consequenziale.
spesso le difficoltà della diteggiatura sono un indice di problemi di natura diversa. (o per lo meno a me capita così)








Offline dirtysound

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Io sono un po' migliorato, inquadrando ed associando meglio  le note bemolle e diesis che leggevo,  quando ho iniziato a lavorare sulle scale con 3-4 bemolle e 3-4 diesis in chiave . Lì ho dovuto lavorare per centrare meglio la muscolatura labiale e la giusta emissione " imparando nuovamente"a suonare senza forzare .
Un altro step che mi ha aiutato è stato lavorare "cromaticamente" sulle triadi maggiori e minori .
lavorarci per me significa : leggere fluentemente (anche se non ancora a prima vista ,ma nel tempo sono migliorato abbastanza) le note , associarci subito la posizione e l'emissione giusta per ottenerle. Agli inizi leggevo la nota ma mi capitava di sbagliare l'emissione  e quindi steccavo. Sopratutto all'inizio quando cercavo di riprodurre il suono con memoria uditiva e non perchè invece  l'avessi metabo,lizzata dentro di me, ottenedo la sicurezza che deriva dal centrare la nota, come quando hai  la consapevolezza dell'averci lavorato su, così tanto da essere capace di leggerle ottenerla in automatico.
Lavorare cromaticamente sulle triadi invece mi ha aiutato tantissimo perchè ti abitua a distinguere bene un semitono da un altro , riesci a capire bene e a conservare dentro di te il suono e come devi produrre la nta e la giusta intonazione. A volte prima mi capitava di avere in mente , faccio per dire un Lab e lo ottenevo (andando a memoria uditiva ) suonando un La fortemente calante. Tenuto presente che la tromba non è che sia proprio uno strumento facile ed intonatissimo, (e  non è come una tastiera dove premi il tasto ed esce la nota) , devi proprio imparare a produrla ed intonarla.
Così la sincronizzazione di quello che si legge e si deve produrre come suono.
Non a caso Vizutti " pizzica e mette inguardia " riportando degli esempi e non facendo nomi, sul suonare con le dita fuori timing e facendo intendere che anche trombettisti già noti, hanno le loro pecche , le quali non sfuggono a chi è un passo avanti e sa ascoltarle bene.
Tornando a me, cercare di riconoscere i miei errori e le mie pecche è il primo passo per provare a risolverle.
Mi sono accorto che non sono un fulmine con le dita, ma voglio provare a lavorarci su.
Ad es. mi rendo conto che la mia mancanza di velocità delle dita , mancanza di destrezza è causata sopratutto dalla lentezza che ho sul dito anulare, non lo alzo abbastanza e non lo muovo abbastanza velocemente  ed il suo tendine tira , si stanca e mi da dolenzia poco dopo che lo uso e così anche il tendine del medio (anche se in misura minore ).
Conosco questa problematica ( è similare nella chitarra ) , non c'è altra soluzione che lavorarci su con degli esercizi adatti, solo che quelli provati finora hanno prodotto miglioramenti veramente lenti e tuttosommato piccoli, per questo chiedevo consiglio qui nel forum.
Può darsi che tu sia .. "naturalmente sciolto nelle articolazioni " oppure sei più sciolto perchè ci ha già lavorato con il sax , probabilmente io non sono nella tua condizione...
Da quello che vedevo dei due video (Estella Aragon e Vizzutti ) entrambi adottano la stessa maniera di premere i tasti., simile a quella che utilizzano i maestri di pianoforte.
La Aragon dice :" immaginate di avere una palla da baseball sotto il palmo della mano ( e tu capisci anche la mente rivolta allo sport che hanno) , da noi si dice : " immagina di avere una mela sotto il palmo della mano....... :D
....Quando si dice che noi Italiani abbiamo la mente sempre rivolta al mangiare !.... :D  ;D  ;D  ;D   (C'è un perchè !... :D  ;D  )

Continuo ad aspettare qualche dritta  per lo stretching  delle mie articolazioni.... ;)  :D   :) 
( Grazie... ) ;)  :)
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